_521cfa5d-4b6d-4fef-9779-b53ac1c6abc3.jpeg

©

©


twitter
facebook
instagram
pinterest
linkedin
youtube

Ricerca nel Blog

Perché il sapere dà fastidio?

2025-08-01 11:31

Simona Gibroni

Riflessioni, Autoconsapevolezza, giudizio, pregiudizio, umiltà autentica, coraggio di esporsi, voce femminile, sapere e giudizio, comunicazione al femminile, ironia e competenza, critiche e insicurezze, libertà di espressione, donne che parlano, creatività e autenticità, forza gentile, paura del giudizio, intelligenza emotiva, umiltà,

Perché il sapere dà fastidio?

Una riflessione sul coraggio di esporsi con umiltà, tra sapere, ironia e giudizi. Perché non temere di essere ascoltati è già una forma di libertà.

Riflessioni su umiltà, ironia e il coraggio di esporsi

 

C’è un tempo, nella vita di chi crea e condivide, in cui si sente un vento freddo addosso. 

 

Non viene dai propri dubbi, né dal cielo — ma dagli sguardi altrui. Commenti che dicono:
“Sei troppo sicura di te”,
“Dovresti essere più umile”,
“Non sei un medico, non dovresti parlare”,
anche se il tono è leggero, affettuoso, ironico.


Anche se hai studiato, se hai provato, se stai solo offrendo con gentilezza ciò che sai.

 

Mi sono chiesta spesso:
perché il sapere, soprattutto se espresso da una donna con un po’ di brio, dà così fastidio?

 

L’esperta viene vista come arrogante


Viviamo in un mondo che si è nutrito per decenni di autorità maschile severa e distante, e oggi chiunque cerchi di condividere conoscenza viene scambiato per un giudice. Ma ancora più spesso, se a farlo è una donna, scatta qualcosa di più viscerale: il bisogno di rimetterla al suo posto.

 

Perché una donna che sa, che parla, che insegna senza chiedere permesso, rompe uno schema antico. E allora diventa una minaccia.

 

L’ironia spaventa più della serietà


Ho notato che quando uso un tono divertente, ironico, quando gioco con le parole o creo personaggi buffi per trasmettere messaggi naturali, c’è chi si infastidisce.


"Stai prendendo troppo spazio", sembra dire quella critica.


Ma forse il problema non è il contenuto.
Forse il vero problema è il fatto che io non abbia paura di essere ascoltata, e nemmeno di non essere ascoltata.

 

In una cultura in cui la modestia femminile viene ancora idealizzata, chi ride, chi insegna, chi si mostra, viene vista come troppo libera, soprattutto se non si inchina al rigore del giudizio altrui. 

 

L’invidia del non-osare


Non sempre si tratta di cattiveria. A volte, e lo dico con tenerezza, chi critica non è altro che qualcuno che non ha mai avuto il coraggio di esporsi.


Non ha mai creato un blog, non ha mai detto la propria opinione pubblicamente, non ha mai seguito quella scintilla che lo chiamava.

 

Così, quando vede qualcuno che lo fa, la sua ferita si infiamma.


E per calmarla, serve sminuire. Serve dire che non è umile, che è esagerato, che “non si fa”.

Ma io voglio dire una cosa, con affetto e fermezza: non confondete l’umiltà con l’autosabotaggio.

 

Umiltà è servizio, non silenzio


Essere umili non significa stare zitti.
Significa parlare con onestà, offrire ciò che si è imparato con cuore aperto.
Significa dire “non ho tutte le risposte, ma questa è la mia esperienza, se può servirti, prendila”.
E questo è ciò che provo a fare ogni volta che scrivo, che disegno, che creo un video.

Chi vuole ricevere con gentilezza, lo sentirà.
Chi cerca pretesti per sentirsi offeso, lo troverà comunque.

 

Concludo con una promessa a me stessa


Continuerò a parlare. A giocare. A condividere.
Non perché io sia più brava, ma perché la mia voce è mia, e merita il suo spazio.
E ogni volta che una donna si mostra senza chiedere scusa, qualcosa nell’aria cambia.
Una ragazza, da qualche parte, impara che può farlo anche lei.